L'altra...Napoli Sotterranea

"Napoli Sotterranea", ormai famosa in tutto il mondo, ha una lunga storia che parte da secoli prima della nascita di Cristo, quando gli uomini scavavano cunicoli e gallerie per vari scopi, come le catacombe funerarie o la realizzazione di cisterne e acquedotti per l’approvvigionamento dell’acqua.

Pensando a questa esperienza la mente corre subito all'ingresso di piazza San Gaetano, nei pressi di via dei Tribunali, ovvero al percorso più noto del sottosuolo napoletano.

Eppure ne esiste un altro, meno conosciuto, che partendo dalla Basilica della Pietrasanta, conduce all'antico Acquedotto della Bolla, il primo acquedotto cittadino creato dai Greci e ampliato dai Romani tra la zona di Caponapoli e lo sbocco a mare del Chiatamone.

Tramite un “ascensore archeologico” con ampie vetrate, ci si immerge tra le viscere del tufo, materiale leggero e stabile allo stesso tempo, fino a 35 metri sotto il livello del suolo in quell’area del decumano maggiore in cui fino al VI sec. d.C. sorgeva un tempio dedicato a Diana.

Qui oggi è visitabile, dopo esser stato a lungo chiuso al pubblico, il Museo dell'Acqua, nello specifico due antiche cisterne, la "Cisterna delle anguille", più piccola, con una capacità di 150 metri cubi, e la "Cisterna del Principe", così chiamata perché si trova esattamente sotto al palazzo del principe Filangieri: 10 metri di lunghezza, 20 metri di larghezza, 5 metri di profondità e una capacità di 400 metri cubi.

Ma passeggiando è possibile scorgere anche tanti graffiti e mosaici del periodo romano.

Questo acquedotto, lungo circa un chilometro e costruito tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, serviva a raccogliere le acque del fiume Serino per rifornire l'intera città.

All'interno delle cisterne ci sono ancora le "grappiate", ovvero le piccole cavità a mo’ di scalini che i pozzari utilizzavano per pulire le cisterne e raccogliere l'acqua da portare in superficie. 

A rendere ancor più accattivante la visita, è la Sala della Luna: qui è stata montata in sospensione un’enorme luna, molto realistica, al centro di pareti costellate di stelle iridescenti.
La Luna rappresenta l’origine di questa basilica, che è stata edificata sui resti di un tempio dedicato a Diana, che oltre ad essere Dea della Caccia, era conosciuta anche come Dea della Luna.

Con l’arrivo del colera a Napoli, nel 1885, si vietò l’uso di queste cisterne per l’altissimo tasso di inquinamento delle acque. Da quel momento il sottosuolo partenopeo iniziò ad essere utilizzato come una discarica per qualsiasi tipo di rifiuto fino all’arrivo della seconda guerra mondiale, quando molti cunicoli vennero adibiti a rifugio antiaereo per proteggersi dai bombardamenti.

In alcuni punti quindi le pareti di tufo furono scavate e modellate per creare delle scale attraverso le quali le persone potevano salire e scendere dal mondo di sopra, per sfuggire ai bombardamenti e rifugiarsi nel sottoterra, che era diventato la loro nuova casa.

A questo punto della visita, c'è la possibilità di assistere a una proiezione sul soffitto di un bombardamento aereo, per ricreare fedelmente quello che avveniva durante la guerra. Il tetto si squarcia virtualmente, gli aerei passano sopra le teste di chi sta sotto e iniziano a bombardare.

Un momento molto delicato, forse pesante per chi è particolarmente sensibile, che si conclude però con una clip realizzata da due attori che inscenano attimi di vita quotidiana per ricordarci quanto i napoletani, anche nei momenti di buio, con la loro arguzia e il loro atteggiamento sappiano ritrovare la luce.

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